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 1999  novembre 26 Venerdì calendario

Certo che per voi carabinieri lo Stato non prevede una dolce vita. «Direi proprio di no. Non sto a raccontare poi i pericoli

Certo che per voi carabinieri lo Stato non prevede una dolce vita. «Direi proprio di no. Non sto a raccontare poi i pericoli. O anche solo il freddo di chi passa l’intera notte in strada a piantonare un palazzo o un qualsiasi obiettivo. Comunque quello è il nostro lavoro e lo facciamo. Però non si può negare che ci sia una certa demotivazione in giro. Prendiamo la carriera». Ci dica il suo caso. «Io, a 32 anni, sono ormai arrivato all’apice della mia categoria. Sono appuntato scelto e tale resterò per i prossimi trenta anni a meno di non vincere un concorso interno. Il passo successivo, lo chiamerei ”passetto”, di diventare vicebrigadiere non è facile. E così se ne vanno anche motivazione e voglia. Da vicebrigadiere, e poi per diventare maresciallo sarebbe un altro concorso, quantomeno sarei ufficiale di polizia giudiziaria, farei un corso di qualificazione, avrei un ruolo più ampio. Insomma, avrei una prospettiva di carriera». Quando Fini vi ha ricevuto, e ha fatto quella battuta su voi ”servi dello Stato più che servitori”, lei che cos’ha pensato? «Ma che domande mi fa? Vuole farmi passare un guaio con i miei superiori? No, di politica meglio non parlare. Diciamo che è chiaro che toccava corde molto sensibili. Non è un mistero che chiediamo riconoscimenti. Dico, siamo l’istituzione più amata degli italiani! Però quando accade un incidente stradale, per noi militari scatta come prima cosa il procedimento disciplinare. A differenza di qualsiasi altro dipendente privato o dello Stato, noi finiamo davanti al tribunale militare. Poi si vede chi ha torto o ragione». Vi sentite bistrattati, lo ammetta. «I giudizi dateli voi. Io dico che l’appuntato Ferrauto lavora da contratto 37 ore a settimana, tutti i giorni dalle 8 alle 16. E che di straordinario ci vengono riconosciute la bellezza di 7 ore al mese. Il resto, che c’è, perché nessuno di noi smette la divisa e se ne va al cinema, è tutto regalo allo Stato». Quando vi hanno spiegato che l’aumento non è di 18 mila lire, ma di 40 mila, che cosa ha pensato? «Ti viene di pensare: io questo lavoro lo faccio perché ci credo, la sicurezza ai cittadini la garantisco e non sto a guardare l’orario, però, per la miseria, a motivarci non ci pensano proprio».