La Stampa 01/12/1999, 1 dicembre 1999
Da una lettera a Oreste Del Buono (’Stampa” del 1 dicembre) sul palazzo crollato a Foggia: «Non basta dire come ha detto il Decano dei costruttori foggiano Armando Russo che lavoravano alla buona risparmiando sul ferro: possono essere molto più complesse le cause! Anche essendo il ferro normale e il cemento normale, basta lasciare il ferro troppo vicino all’armatura che prima o poi fa la ruggine, ed è incredibile la forza devastante che ha col tempo! Allora se a ciò aggiungiamo ancora poco cemento e poca ghiaia e troppa acqua, per evitare il vibratore come deve essere a regola d’arte, si capisce che il disastro è inevitabile col tempo»
Da una lettera a Oreste Del Buono (’Stampa” del 1 dicembre) sul palazzo crollato a Foggia: «Non basta dire come ha detto il Decano dei costruttori foggiano Armando Russo che lavoravano alla buona risparmiando sul ferro: possono essere molto più complesse le cause! Anche essendo il ferro normale e il cemento normale, basta lasciare il ferro troppo vicino all’armatura che prima o poi fa la ruggine, ed è incredibile la forza devastante che ha col tempo! Allora se a ciò aggiungiamo ancora poco cemento e poca ghiaia e troppa acqua, per evitare il vibratore come deve essere a regola d’arte, si capisce che il disastro è inevitabile col tempo». L’autore della lettera, Luigi Cavallo, di Calice Ligure, Savona, vanta un’esperienza di sessant’anni di lavoro nell’edilizia: «Prima in Francia, poi qui in Italia [...] Nella prima impresa italiana dove ho lavorato mettevano in opera il cemento nei pilastri portanti di un palazzo di cinque piani, e quando ho visto come trattavano il cemento armato in confronto alla Francia... ho detto al capocantiere: se voi andaste a lavorare il cemento armato in Francia in questo modo, se vi va bene vi fanno tornare in Italia, e se vi va male vi mettono dentro».