Maria Teresa Veneziani, Corriere della Sera 02/12/1999, 2 dicembre 1999
Risarcimento riconosciuto a 170 mila donne americane a carico delle Dow Corning, la società produttrice delle protesi in silicone per il seno: seimila miliardi (da un minimo di 12 milioni a un massimo di mezzo miliardo ciasuna)
Risarcimento riconosciuto a 170 mila donne americane a carico delle Dow Corning, la società produttrice delle protesi in silicone per il seno: seimila miliardi (da un minimo di 12 milioni a un massimo di mezzo miliardo ciasuna). Cristiano Dominici, direttore della cattedra di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell’università di Perugia: «La protesi al gel di silicone continua a essere la soluzione più valida e sicura [...]. Tutto incominciò nel ’90. Le donne lamentavano alcuni dolori e l’azienda per calmare le acque decise di stanziare circa un milione e mezzo a testa. Fu l’inizio della sua fine. Quella decisione fece nascere tante decisioni alternative, la maggior parte fallimentari, come le protesi all’acqua e sale, che producono nel petto della donna il rumore delle onde. O quella all’olio di soia, che con il passare del tempo provocava una puzza terribile di rancido emanato attraverso il sudore. Sei anni fa il gel di silicone venne di nuovo liberalizzato e rimane la soluzione migliore per le ragazze penalizzate dalla natura. Il vero pericolo è rappresentato dal silicone in forma liquida che veniva iniettato, ma oggi per fortuna è vietato sia negli Usa sia da noi: ha provocato problemi gravissimi, come la migrazione all’interno del corpo e la formazione di tumori».