Francesco Grignetti, La Stampa 06/12/1999, 6 dicembre 1999
Non è neccessario andare fino in Russia, per trovare soldati e ufficiali ridotti in povertà. Basta farsi un giro per le caserme italiane
Non è neccessario andare fino in Russia, per trovare soldati e ufficiali ridotti in povertà. Basta farsi un giro per le caserme italiane. Al ministero della Difesa lo si dice sottovoce per la vergogna, ma ci sono ”loro” uomini che vestono la divisa e che a fine mese, oltre allo stipendio dello Stato, ritirano un sussidio di povertà. Il maresciallo degli alpini G. F. è uno di questi. Quarantuno anni, orgoglioso del lavoro in grigioverde e con la penna nera, la sua famiglia vive grazie a un’indennità di indigenza che gli riconosce la provincia di Bolzano. Maresciallo, quale è il suo incarico? «Attualmente lavoro in ufficio. Fino a cinque anni fa mi sono occupato di ponti radio. In tempi normali curavo le telecomunicazioni dell’esercito. In esercitazione montavo le trasmissioni radio dei reparti in montagna». Quanto guadagna? «Il mio reddito, per essere esatto leggo la dichiarazione dell’anno scorso, è di 44 milioni e 246 mila lire. Lorde naturalmente. Se volete sapere il netto, dico subito che quando prendo gli straordinari arrivo a uno stipendio mensile di 1 milione e 900 mila lire. Ci viviamo in quattro: io, mia moglie che non lavora e due figli minorenni che studiano». E con questo stipendio la sua famiglia ce la fa a arrivare a fine mese? «A stento. Qualche volta non ce la facciamo e andiamo in rosso. Così qualche anno fa sono andato all’Ipea, che è l’istituto per l’edilizia agevolata della provincia di Bolzano, e ho chiesto un contributo d’affitto per far fronte alla spesa della casa. Me l’hanno concesso nel 1997. Adesso abito in un appartamento del demanio militare, lo chiamano Ast, alloggi di servizio temporanei, e pago 402 mila lire di affitto allo Stato. Per fortuna ricevo dalla provincia un contributo di 139 mila tutti i mesi».