Avvenire 18/12/1999, 18 dicembre 1999
Maurizio Blondet si rivolge al nascituro salvato dalla decisione del giudice tutelare: «Gli intelligenti hanno questo vizio, credono che la vita dipenda da loro, che spetti a loro dare a sé e ad altri il destino, la fortuna, la felicità
Maurizio Blondet si rivolge al nascituro salvato dalla decisione del giudice tutelare: «Gli intelligenti hanno questo vizio, credono che la vita dipenda da loro, che spetti a loro dare a sé e ad altri il destino, la fortuna, la felicità. Viviamo, e vivrai, in un mondo che vuol garantire ai figli una vita preconfezionata e assicurata – un certo reddito, una certa istruzione, una quota di piaceri, la scuola, la laurea. Altrimenti, se tutto ciò non è garantito, preferiscono che i loro figli non vivano [...]. Magari non erediterai una grande intelligenza. Vorrà dire (ma chi può garantirlo?) che non avrai i compiti e le fatiche e le amarezze specifiche degli intelligenti, le loro ansie, le loro disperazioni. Non conoscerai l’angoscia di Cassandra, il vedere più lontano degli altri».