Vincenzo Vasile, L’Unit 16/12/1999, 16 dicembre 1999
Chi sono questi nuovi banditi? Gli identikit dei protagonisti dell’episodio dell’altra notte fanno pensare a quella che un tempo si chiamava ”criminalità comune”: un ex rapinatore, due incensurati
Chi sono questi nuovi banditi? Gli identikit dei protagonisti dell’episodio dell’altra notte fanno pensare a quella che un tempo si chiamava ”criminalità comune”: un ex rapinatore, due incensurati. Maneggiano grosse pistole, copiano dalla grande criminalità e dal terrorismo (e dai telefilm?) le modalità di intervento ”militari”: le divise di falsi poliziotti, i passamontagna, le manette e il lampeggiante dell’auto per portare via gli ostaggi. Si tratta, forse, di una banda eversiva che così si autofinanzia? Macché: la Squadra mobile spiega che «nel periodo natalizio ci sono maggiori tentazioni». Semplicemente. Una specie di delirio consumistico esasperato. Un ”prendi i soldi e scappa” che svanisce sullo sfondo della folla metropolitana dello shopping di fine anno. Poco, nulla a che vedere con i simpatici e goffi ”soliti ignoti” dei film di Monicelli e di Loy degli anni ruggenti del boom economico. [...] Novità, insomma, assieme ad alcune conferme che devono inquietare. Il sequestro di persona è, infatti, da tempo una specialità, un’anomalia italiana. Il nostro paese è ancora pressoché l’unico in Europa che veda il ripetersi così di frequente di questo tipo di reato. Che è un reato bestiale, una forma di schiavitù temporanea. Ma anche un business che non ha bisogno di particolari investimenti, né di eccessivo know how. La mafia dei ”corleonesi” fondò quest’’industria” all’inizio degli anni Settanta, la usò a Palermo anche come arma per far piazza pulita dei suoi concorrenti più ”istituzionali”, oltre che per pompare qualche utile miliardo a danarosi ostaggi. Poi trasferì l’impresa in Lombardia, nel periodo della latitanza di Luciano Liggio. Infine cedette il brevetto alla meno ”sviluppata” ’ndrangheta calabrese. Che insieme al banditismo sardo ha continuato l’opera, come sappiamo. E adesso? di qualche giorno fa la scoperta che era in programma nella stagione della stragi, verso il ’92, il sequestro da parte di Cosa Nostra del ricco e potente editore del ”Giornale di Sicilia”, per il quale era già pronta una cella bunker nelle campagne di Alcamo e Castellammare del Golfo, vecchie capitali di mafia. Se il progetto fosse andato in porto non sarebbe stato sicuramente un sequestro lampo.