Cesare Medail, Corriere della Sera 21/12/1999, 21 dicembre 1999
Poco dopo aver raccontato in un lungo articolo sul ”Financial Times” la storia del necrologio come arte, Malcom Rutherford è morto
Poco dopo aver raccontato in un lungo articolo sul ”Financial Times” la storia del necrologio come arte, Malcom Rutherford è morto. Il giornalista era responsabile della pagina intitolata ”obituary”, letteralmente ”necrologio”, che nei quotidiani britannici ospita articoli in morte della gente nota. In Gran Bretagna l’obituary nacque nell’Ottocento sul ”Times”, come ricapitolazione delle carriere dei personaggi più eminenti del tempo. A metà degli anni ’60 altri quotidiani, dal ”Daily Telegraph” al ”The Independent”, per togliere la supremazia al ”Times”, cambiarono il taglio degli obituaries: dovevano essere freschi e non d’archivio (a costo di uscire in ritardo), più vivaci, meno deferenti rispetto ai ”vecchi profili” e riuniti in una pagina speciale che fu subito tra le preferite. Nei quotidiani italiani la pagina dei morti non esiste: si ricostruisce la carriera di un personaggio famoso quando è ancora in vita (cosiddetto ”coccodrillo”, perché il compianto preconfezionato è finto come le lacrime del proverbio), per pubblicarlo dopo la morte nella pagina che parlava di lui da vivo (lo sport, la politica, la cultura).