Enzo D’Errico, Corriere della Sera 15/12/1999, 15 dicembre 1999
Tutto comincia un paio di giorni dopo la vincita, quando il boss e i suoi aguzzini entrano nella ricevitoria di Abramo Santojanni
Tutto comincia un paio di giorni dopo la vincita, quando il boss e i suoi aguzzini entrano nella ricevitoria di Abramo Santojanni. Qui è stato compilato il tagliando che ha centrato i sei numeri del Superenalotto, qui i 25 giocatori hanno acquistato le quote. Sono persone della zona, lo sanno anche i camorristi. E per questo ordinano all’esercente di consegnare subito nelle loro mani la lista dei nomi. L’uomo cerca di guadagnar tempo, ma il tono delle minacce non gli lascia scampo. Attenzione, però: il figlio Alfonso, autore del «sistema» plurimiliardario, smentisce tutto. «Ma quali tangenti... - sbuffa -. L’ho già detto alla polizia, sono solo fesserie. L’unica cosa vera è che nel quartiere adesso ci sono 25 persone più felici di prima. Peraltro, nessuno ha ancora incassato una lira: la vincita sarà pagata dalla Sisal a gennaio». E, almeno su quest’ultimo dettaglio, piovono le conferme. Insomma, è come se i vincitori avessero firmato un assegno postdatato. Nulla di cartaceo, è chiaro: in questi casi, basta il terrore a garantire il rispetto dei patti. Lo sanno bene i poveracci che hanno dovuto chinare la testa di fronte alle intimidazioni degli estorsori. A cominciare dal ragazzo paralitico, che vive con la madre commerciante e s’è piegato subito al ricatto, non potendo fare altrimenti. [...]