Maria Laura Franciosi, Carlo Baroni, Avvenire 07/01/2000; Franco Pantarelli, La Stampa 07/01/2000, 7 gennaio 2000
Saldo netto dell’incremento della popolazione in Europa nel 1999: 266.000 unità, il livello più basso del dopoguerra
Saldo netto dell’incremento della popolazione in Europa nel 1999: 266.000 unità, il livello più basso del dopoguerra. Al primo posto l’Irlanda (14,3 nati su mille abitanti), seguita da Lussemburgo (13), Francia e Olanda (12,6). L’Italia registra l’età media più alta (40 anni e due mesi) e il tasso di natalità più basso (9,1 nati su mille abitanti), preceduta da Germania (9,3) e Spagna (9,4). Joseph Chamie, direttore della ”Population Division” delle Nazioni Unite, ha prospettato la possibiltà di creare una popolazione di ricambio con l’immigrazione. Secondo i suoi calcoli, per mantenere il suo attuale standard produttivo l’Italia dovrebbe accogliere, da adesso al 2025, almeno 300 mila immigrati all’anno, la Germania 500 mila (nel 1999 l’Europa ha accolto 714 mila immigrati, il 70 per cento in Germania, Italia, Gran Bretagna). Se l’andamento demografico non cambia la popolazione italiana, attualmente di 57 milioni di persone, fra 50 anni si sarà ridotta a 41 milioni, quella tedesca, 82 milioni, a 73 milioni. Conseguenza: aumento del costo della popolazione più vecchia. Attualmente in Europa per ogni persona oltre 65 anni ci sono 5 individui in età lavorativa che ne pagano la pensione, nel 2050 il rapporto diventerebbe di due lavoratori per ogni pensionato. Giuseppe De Rita, presidente del Cnel: «Questa è la prima volta di un’epidemia culturale. Viviamo una sorta di inconscia autodistruzione. Un’assenza di desiderio di andare oltre. Il tutto condito da sensazioni strane. Aumentano sempre più quelli che a quarant’anni riscoprono il desiderio di fare i figli che non hanno fatto quando erano più giovani» .