Pino Arlacchi, Corriere della Sera 02/09/1999, 2 settembre 1999
I dieci miliardi di dollari transitati in due anni nelle due banche americane coinvolte nel Mosca-gate rappresentano da soli il 3 per cento dell’intero prodotto lordo annuo del paese
I dieci miliardi di dollari transitati in due anni nelle due banche americane coinvolte nel Mosca-gate rappresentano da soli il 3 per cento dell’intero prodotto lordo annuo del paese. «Non esistono nella Federazione Russa mercati criminali classici, nel senso di traffici di droga, di prostituzione, di armi, di racket, in grado di generare profitti netti di quella portata. Occorre il concorso di altre componenti. Di quelle attività illecite che, contrariamente a quanto si pensa, comunemente fatturano cifre superiori: l’evasione fiscale, la corruzione politico-amministrativa, le truffe societarie e la predazione su grande scala di risorse come il petrolio e l’alluminio. Ed occorrono complicità molto più estese di quelle interne alla stessa élite del potere russo. Per riciclare somme di quella dimensione non è sufficiente la stessa Banca Centrale russa con la sua opaca corona di società estere. Occorrono molti intermediari, molte banche e molti Paesi. Oppure frammenti di paesi, giurisdizioni off-shore per esempio, dove il denaro ”caldo” della speculazione lecita e ”grigia” possa mescolarsi con quello ”sporco” della droga e del traffico di esseri umani e con quello perfettamente pulito in cerca di un quarto di punto di remunerazione addizionale».