Pietro Sinatti, Il Sole-24 Ore 03/09/1999, 3 settembre 1999
«Sembra certo che i capitali finiti alla Bny (Bank of New York) ad opera di un banchiere russo già rappresentante di Mosca nel Fmi per oltre tre anni come Kagalovskji e di un presunto ”gangster globale” come Mogiljov ammontino a oltre 10 miliardi di dollari
«Sembra certo che i capitali finiti alla Bny (Bank of New York) ad opera di un banchiere russo già rappresentante di Mosca nel Fmi per oltre tre anni come Kagalovskji e di un presunto ”gangster globale” come Mogiljov ammontino a oltre 10 miliardi di dollari. Questa somma è pari a un terzo delle entrate che il nuovo premier Putin prevede per il bilancio del 2000. Una piccola parte dei circa 136 miliardi cui gli esperti fanno ammontare i capitali che negli anni ’90 hanno lasciato la Russia. Cifra vertiginosa, ammesso che corrisponda al vero, assolutamente superiore agli investimenti e ai crediti che Mosca ha ricevuto dall’Occidente negli stessi anni. Somma sottratta al paese. Ovvia la sua relazione con fenomeni ben noti: l’evasione fiscale massiccia, la corruzione onnipervasiva, capitali accumulati da parte delle grandi società privatizzate operanti nel settore dell’export, ecc, ecc; ”fuggiti” dalla Russia e mai rientrati».