Sergio Romano, Corriere della Sera 19/11/1999, 19 novembre 1999
La Russia non è la Jugoslavia e non intende sedere sul banco degli accusati. Sergio Romano: «Con il clamoroso gesto di Istanbul (dopo aver ribadito che la Cecenia è un problema interno russo, ha lasciato il vertice prima della conclusione, ndr) Eltsin ha detto al mondo che la Russia non è la Jugoslavia e non intende sedere sul banco degli accusati di fronte a un tribunale internazionale [
La Russia non è la Jugoslavia e non intende sedere sul banco degli accusati. Sergio Romano: «Con il clamoroso gesto di Istanbul (dopo aver ribadito che la Cecenia è un problema interno russo, ha lasciato il vertice prima della conclusione, ndr) Eltsin ha detto al mondo che la Russia non è la Jugoslavia e non intende sedere sul banco degli accusati di fronte a un tribunale internazionale [...] Nella vicenda cecena le democrazie occidentali sono pressoché impotenti. Non possono ricorrere alle armi come in Jugoslavia. Non possono adottare misure (sanzioni, embargo, congelamento dei negoziati con il Fondo monetario internazionale) che farebbero della Russia un caso clinico, politicamente ed economicamente inguaribile. Non possono far nulla che danneggi il governo Putin e favorisca il partito comunista nelle elezioni politiche del prossimo dicembre. E auspicano (anche se nessun politico si esprimerà mai in questi termini) la sconfitta dell’islamismo radicale in quell’imbrogliato intreccio di etnie e di petrolio che si chiama Caucaso [...] L’Occidente parla perché non può agire e alza il tono della voce perché non ha altri mezzi a cui ricorrere. Eltsin non è stato al gioco e ha difeso a modo suo la dignità del suo Paese: anche se la conferenza si è conclusa con un compromesso, la frase con cui è uscito di scena (’torno a Mosca per occuparmi della Cecenia”) suggerisce che i russi non rinunciano ai loro obiettivi militari [...] L’Occidente ha sconfitto il comunismo e l’Urss, ma non ha sconfitto la Russia e non ha fiaccato l’orgoglio della sua classe dirigente».