Michele Serra, la Repubblica 07/01/2000, 7 gennaio 2000
Michele Serra sulla ”Repubblica” del 7 gennaio: «La rivoluzione formale che lo stato maggiore diessino sta disperatamente e a volte velleitariamente portando avanti ha molti difetti
Michele Serra sulla ”Repubblica” del 7 gennaio: «La rivoluzione formale che lo stato maggiore diessino sta disperatamente e a volte velleitariamente portando avanti ha molti difetti. Il primo dei quali è di essere, appunto, soprattutto formale. Ma è sincera. Perfettamente sincera, nel senso che riflette, quando è confusa, una storia confusa, divisa fino alla schizofrenia tra un ingombrantissimo passato ideologico e un volubile presente pragmatico, tendente al cinico. Il problema da risolvere era, più o meno, il seguente: trovare un paletto da ficcare al centro del campo, ”memento” di qualche idea o ideale o ideuzza senza la quale non solo si perde l’anima, ma addirittura le elezioni [...] Dati i termini del problema, ”I care” non è, obiettivamente, tra le soluzioni peggiori. Diciamo che sta a mezzo tra ”proletari di tutto il mondo unitevi” di Marx-Engels e ”Yabadabadooo” dei Flintstones. [...] Quanto all’inglese suvvia: non ci si emancipa dall’Internazionale Socialista per costernarsi all’Accademia della Crusca. Che almeno le dissociazioni, per coerenza, non arrivino per E-mail, ma consegnate a mano in busta sigillata con la ceralacca [...] Veltroni poi, non è neanche al governo. Ha già un piede all’opposizione, e quell’altro lo sta preparando. Un po’ di comprensione, insomma».