Io Donna n. 48/2000, 6 giugno 2001
Poesia per non mangiare ”er capitone de Natale”. «L’anguilla, la sirena / dei mari freddi che lascia il Baltico / per giungere ai nostri mari, / ai nostri estuari, ai fiumi / che risale in profondo, sotto la piena avversa, / di ramo in ramo e poi / di capello in capello, assottigliati, / sempre più addentro, sempre più nel cuore / del macigno, filtrando / tra gorielli di melma finché un giorno / una luce scoccata dai castagni / ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta, / nei fossi che declinano / dai balzi d’Appennino alla Romagna; / l’anguilla, torcia, frusta / freccia d’Amore in terra / che solo i nostri botri o i disseccati / ruscelli pirenaici riconducono / a paradisi di fecondazione; / l’anima verde che cerca / vita là dove solo morde l’arsura e la desolazione, / la scintilla che dice / tutto comincia quando tutto pare / incarbonirsi, bronco seppellito; / l’iride breve, gemella / di quella che incastonano i tuoi cigli / e fai brillare intatta in mezzo ai figli / dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu / non crederla sorella?» (Montale, da La bufera)
Poesia per non mangiare ”er capitone de Natale”. «L’anguilla, la sirena / dei mari freddi che lascia il Baltico / per giungere ai nostri mari, / ai nostri estuari, ai fiumi / che risale in profondo, sotto la piena avversa, / di ramo in ramo e poi / di capello in capello, assottigliati, / sempre più addentro, sempre più nel cuore / del macigno, filtrando / tra gorielli di melma finché un giorno / una luce scoccata dai castagni / ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta, / nei fossi che declinano / dai balzi d’Appennino alla Romagna; / l’anguilla, torcia, frusta / freccia d’Amore in terra / che solo i nostri botri o i disseccati / ruscelli pirenaici riconducono / a paradisi di fecondazione; / l’anima verde che cerca / vita là dove solo morde l’arsura e la desolazione, / la scintilla che dice / tutto comincia quando tutto pare / incarbonirsi, bronco seppellito; / l’iride breve, gemella / di quella che incastonano i tuoi cigli / e fai brillare intatta in mezzo ai figli / dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu / non crederla sorella?» (Montale, da La bufera).