Domenico Scarpa, Alias n. 47/2000, 6 giugno 2001
Margaret (Margarete Buber Neumann), detta Grete, cresce nella Prussia weimariana, sposa Rafael Buber (il cui padre è il celebre teologo Martin), gli dà due figli che le vengono tolti subito e non vedrà mai più
Margaret (Margarete Buber Neumann), detta Grete, cresce nella Prussia weimariana, sposa Rafael Buber (il cui padre è il celebre teologo Martin), gli dà due figli che le vengono tolti subito e non vedrà mai più. Nel ’29, si lega a Heinz Neumann, dirigente del Kpd (Partito comunista tedesco). Soggiorna con lui a Mosca, Hotel Lux. Presto il loro diventa un aspettare l’arresto, il processo farsa, la deportazione in Siberia. Heinz Neumann sparisce e non se n’avrà più notizia. Grete viene trasferita di gulag in gulag. Nel ’40, i sovietici, in seguito al patto segreto Molotov-Ribbentrop, la consegnano ai tedeschi. Lei, rossa disillusa, non smette di essere antihitleriana. La internano a Ravensbrück, lager per detenuti politici, dove resta fino alla fine della guerra. Tre scritti autobiografici testimoniano il suo percorso: Prigioniera di Hitler e Stalin, Milena l’amica di Kafka (usciti in Adelphi) e Da Potsdam a Mosca (il Mulino). Nel primo l’esperienza concentrazionaria comunista e nazista, nel secondo Ravensbrück e l’amicizia con la Jesenská che vedrà morire, nel terzo, pare il più bello, la Prussia weimariana e le successive tappe della vita di Grete, dentro e fuori del lager.