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 2001  giugno 13 Mercoledì calendario

Alla Quarantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia (10 giugno - 4 novembre 2001): 141 artisti, 67 padiglioni nazionali (Paesi esordienti: Nuova Zelandia, Giamaica e Singapore), 14 mila metri quadrati di percorso (dal Padiglione Italia ai Giardini, fino alle Tese e al Giardino delle Vergini, passando per l’Arsenale delle Corderie, delle Artiglierie e delle Gaggiandre); costo complessivo: 11 miliardi, 3,5 in meno della Biennale precedente

Alla Quarantanovesima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia (10 giugno - 4 novembre 2001): 141 artisti, 67 padiglioni nazionali (Paesi esordienti: Nuova Zelandia, Giamaica e Singapore), 14 mila metri quadrati di percorso (dal Padiglione Italia ai Giardini, fino alle Tese e al Giardino delle Vergini, passando per l’Arsenale delle Corderie, delle Artiglierie e delle Gaggiandre); costo complessivo: 11 miliardi, 3,5 in meno della Biennale precedente. Tra le opere principali: Barry McGee, Stephen Powers e Todd James, americani, hanno ricreato un bazar con strade ed insegne; Maaria Wirkkala, norvegese, propone la sua "Arca di Noè" (gli animali sono sistemati tra la Bibbia e il Corano); Joseph Beuys "La fine del XX secolo" (pietre di lava alte quanto un uomo, al centro un occhio); Richard Serra due spirali di 11 metri ciascuna (peso: 240 tonnellate); Gerhard Richter una serie di quadri romboidali di colore rosso (censurati dal Vaticano quando l’artista tentò di esporli nella cattedrale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo). L’italiano Maurizio Cattelan presenta la scultura "La Nona Ora": Papa Wojtyla, la croce in mano, colpito da un meteorite (l’opera è stata recentemente venduta da Christie’s, a New York, per 886 mila dollari, circa 2 miliardi di lire); l’ex poliziotto svizzero Arnold Odermatt espone fotografie di incidenti; il bulgaro Nedko Solakov ha sistemato al Padiglione Italia due imbianchini che dipingono alternativamente in bianco e in nero, ciascuno ripassando sul colore dell’altro: «Questa volta non mi potrete dire che in Biennale non c’è pittura».