Enrico Arosio su L’Espresso del 14/06/01 a pagina 128., 14 giugno 2001
Dennis Hopper, pittore, fotografo, attore e regista ("Easy Rider", "Waterworld"), celebra i quarant’anni di creatività con l’esposizione "A System of Moments", al Museo di arte applicata di Vienna (30 maggio - 7 ottobre)
Dennis Hopper, pittore, fotografo, attore e regista ("Easy Rider", "Waterworld"), celebra i quarant’anni di creatività con l’esposizione "A System of Moments", al Museo di arte applicata di Vienna (30 maggio - 7 ottobre). Nel 1961, all’inizio della carriera, un rogo distrusse parte del suo lavoro: «Bruciarono oltre 70 mie tele. La mia fase di espressionista astratto. L’incendio mi permise di ripartire con uno sguardo nuovo. Dalla pittura su tela passai al "ready made", alla fotografia, all’arte fatta a macchina». «Scoprii Andy Warhol prima che entrasse in uso il termine Pop Art. Andy aveva dei silenzi interminabili, era muto come un nasello, ma aveva capito tutto. Il ritorno alla realtà: le lattine di Campbell’s e di Coca-Cola. Il mio amico Irving Blum lo aveva avvistato a New York insieme a un altro tizio, Roy Lichtenstein, che dipingeva cartoon. Vennero a Los Angeles per la loro prima mostra. Party pazzesco. Noi della West Coast li capimmo prima di altri. Perché L. A. non è il posto ideale per vivere, aspettiamo tutti il terremoto. Andy non faceva quasi nulla. Piazzava la cinepresa e se ne andava. Buttava lì un’idea e la faceva realizzare dai ragazzi della Factory. Ma aveva capito, aveva capito...». L’incontro con Duchamp: «Fantastico. Ci fu una cena in un ristorante a Pasadena dopo la sua mostra. Fregai un’insegna dell’Hotel Green, dove alloggiava, che recava un dito molto duchampiano. La sradicai a colpi di pinza. La firmammo insieme. Fu il suo ultimo objet trouvé».