Claudio Rendina su la Repubblica del 10/06/01 a pagina XIV., 10 giugno 2001
Il gioco del Lotto, nato a Genova nel 1576, a Roma fu proibito come gioco d’azzardo fino al Settecento
Il gioco del Lotto, nato a Genova nel 1576, a Roma fu proibito come gioco d’azzardo fino al Settecento. Fu papa Clemente XI Albani a consentire la prima estrazione, la mattina del 17 settembre 1703 nel cortile di palazzo Pamphilj a Piazza Navona. Sul palco sedeva un giudice notaro, due orfanelli di Santa Maria in Aquiro cavavano i bussolotti, letti al pubblico da un certo Mattia Matto (nome di fantasia per indicare che quel gioco era una follia). Papa Innocenzo XIII mantenne il gioco, messo al bando dal successore Benedetto XIII «perché ingiusto e iniquo». A partire dal 1732, Clemente XII lo autorizzò definitivamente a Roma e in tutto lo Stato pontificio, con scomunica per chi avesse giocato all’estero. L’estrazione fu spostata sulla piazza del Campidoglio, nove volte l’anno, le entrate furono utilizzate per fini culturali come l’ampliamento della biblioteca Vaticana. Sotto Clemente XIV, nel 1740, comparvero i botteghini (o "raccoglitori di lotti"), piccole botteghe distribuite nelle piazze principali. Per avere i numeri al lotto, alcuni romani si raccomandavano a san Pantaleone (lasciandogli la finestra aperta con carta, penna e calamaio sul davanzale). Altri, invece, salivano in ginocchio gli scalini dell’Aracoeli, di notte, recitando avemarie ai Re magi. Sotto Gregorio XVI (tra il 1836 e il 1845), chi giocava al lotto si raccomandava al frate cappuccino Pacifico, che aveva la virtù di fornire i numeri vincenti e sbancare il Lotto. Avvisato dai gestori del gioco, il papa spedì il frate in un convento fuori Roma, lui si congedò con una cantilena: «Roma, se santa sei, perché crudele se’ tanta? Se dici che se’ santa, certo bugiarda sei!». Con questi versi consigliò i numeri 66, 70,16, 60 e 6: uscirono tutti, sbancando il lotto.