18 giugno 2001
Mollicone Serena, di anni 18. Lunghi capelli castani ondulati, bel sorriso, occhi allegri, originaria di Arce, nel Frusinate, orfana di madre dall’età di sei anni, viveva col padre Guglielmo, insegnante in pensione, e da quando la sorella Consuelo s’era trasferita al nord la chiamavano la «donnina di casa» perché le faccende le sbrigava tutte lei
Mollicone Serena, di anni 18. Lunghi capelli castani ondulati, bel sorriso, occhi allegri, originaria di Arce, nel Frusinate, orfana di madre dall’età di sei anni, viveva col padre Guglielmo, insegnante in pensione, e da quando la sorella Consuelo s’era trasferita al nord la chiamavano la «donnina di casa» perché le faccende le sbrigava tutte lei. Piena di vita, fidanzata da pochi mesi col rappresentante di commercio Michele Fioretti, suonava il clarinetto nella banda del paese, portava a casa tanti cani randagi, sognava di laurearsi in lingue o in veterinaria. Bravissima a scuola, tuttavia dal 3 al 21 maggio in classe non si fece vedere, tanto che in paese, adesso, qualcuno va mormorando di una sua doppia vita anche per via di una relazione segreta con un Tony detto ”l’americano”, capelli a spazzola, catenona d’oro al collo, 45 anni, aria da guappo invecchiato, sempre a far la spola con gli Usa. Venerdì primo giugno alle 9.30 di mattina chiese al padre un po’ di soldi che andava a Sora a farsi una lastra ai denti, la trovarono due giorni dopo con mani e piedi stretti da un groviglio di fil di ferro e nastro adesivo marrone, la testa avvolta in una busta di plastica bianca, il cadavere buttato tra l’erba alta e i ciuffi di mentuccia di un tratto di strada sterrata chiamato ”Fonte cupa” dove la gente va a liberarsi di vecchie lavatrici e vecchi televisori. Sulla tempia una ferita profonda causata forse da una pietrata, nessun segno di lotta, né di violenza sessuale. A Fonte Cupa, Arce, provincia di Frosinone, mattinata di sabato 2 giugno.