18 giugno 2001
L. Fabio, di anni 40, alto e magro, capelli lunghi, baffoni, poliziotto delle Ferroviarie specializzato nell’antiborseggio, trasferito da qualche giorno alla Stazione Termini di Roma
L. Fabio, di anni 40, alto e magro, capelli lunghi, baffoni, poliziotto delle Ferroviarie specializzato nell’antiborseggio, trasferito da qualche giorno alla Stazione Termini di Roma. Vita limpida, gran lavoratore, una moglie poliziotta pure lei, due bambini di otto e tre anni. Sabato pomeriggio uscì di casa dicendo ai suoi che andava al lavoro e invece vagò per tutta la notte bevendo fino ad ubriacarsi, verso le tre del mattino barcollò verso la stazione Termini e fermò tutti quelli che incontrava piagnucolando che stava ”male, molto male”. D’un tratto tirò fuori la pistola d’ordinanza, tre colpi li sparò in aria, due in terra, uno contro di sè, in piena fronte. Qualche mese fa, sempre a Termini, s’era sparato un altro poliziotto lasciando un biglietto in cui raccontava di troppe umiliazioni e vessazioni subìte in servizio. Alle 3 di notte di sabato 2 giugno, nel piazzale della Stazione Termini illuminata dalle luci al neon, sotto gli occhi di un turista inglese, uno americano e un bidello siciliano.