Ermanno Paccagnini sul Corriere della Sera del 15/06/01 a pagina 35., 15 giugno 2001
Giovanni Pascoli nutriva una profonda ammirazione per Edmondo De Amicis. Il giorno successivo alla sua morte (11 marzo 1908) lo ricordò ai suoi studenti come «scrittore e poeta non verista, ma vero, non umanista ma umano, anzi uomo, anzi fanciullo»
Giovanni Pascoli nutriva una profonda ammirazione per Edmondo De Amicis. Il giorno successivo alla sua morte (11 marzo 1908) lo ricordò ai suoi studenti come «scrittore e poeta non verista, ma vero, non umanista ma umano, anzi uomo, anzi fanciullo». In una lettera a un allievo bocciato a un esame, Pascoli indicò "Cuore" come modello del bello scrivere: «Tu scrivi l’italiano scorrettamente. Ti propongo il metodo di quel pedante del buon P. Cesari. Prendi un libro moderno, "Cuore", i "Promessi Sposi", qualche altro libro che ti piaccia. Leggine una pagina o due che abbiano un senso a sé, che possano, insomma, formare un "componimento". Dopo che l’hai letta, chiudi il libro e scrivi ciò che hai letto come ti ricordi, meglio che puoi, e poi riscontra: riscontra anche per l’ortografia, per l’uso dei tempi e dei modi. Fa’ così, e farai cosa molto utile a te e molto gradita al tuo maestro».