Luigi Testaferrata su Avvenire del 17/06/01 a pagina 21., 17 giugno 2001
«Ricordate i capitoli XVI e XVII di "Pinocchio"? Pinocchio è persuaso da un gruppo di compagni a non andare a scuola, a andare in riva al mare e vedere un pescecane "grosso come una montagna": e quando si accorge che è stata tutta una montatura si infuria contro i sette ragazzacci, si butta in una rissa violenta a suon di pugni e colpi di libri e alla fine, accusato da due carabinieri di passaggio di aver colpito a una tempia col suo "Trattato di Aritmetica" il giovinetto Eugenio, che è rimasto a terra immobile, viene arrestato e portato via
«Ricordate i capitoli XVI e XVII di "Pinocchio"? Pinocchio è persuaso da un gruppo di compagni a non andare a scuola, a andare in riva al mare e vedere un pescecane "grosso come una montagna": e quando si accorge che è stata tutta una montatura si infuria contro i sette ragazzacci, si butta in una rissa violenta a suon di pugni e colpi di libri e alla fine, accusato da due carabinieri di passaggio di aver colpito a una tempia col suo "Trattato di Aritmetica" il giovinetto Eugenio, che è rimasto a terra immobile, viene arrestato e portato via. E a questo punto il testo di Collodi si spalanca in un particolare che a noi, lettori del 2001, pare perlomeno stranissimo. "Prima di partire i carabinieri chiamarono alcuni pescatori, che in quel momento passavano per l’appunto colla loro barca vicino alla spiaggia, e dissero loro: ’Vi affidiamo questo ragazzetto ferito nel capo. Portatelo a casa vostra e assistetelo. Domani torneremo a vederlo’ ". Nessun riferimento a una eventuale famiglia di Eugenio, fino a domani - come se fosse una cosa normale per i carabinieri, senza alcuna sorpresa per i pescatori - il ragazzino ferito resterà fuori casa, nessuno lo cercherà, passeranno la parte rimanente della giornata e l’intera nottata prima che ritorni nella società civile. E fuori della società, lontani dalle famiglie per giornate e nottate intere, vivono Tom Sawyer e Huckleberry Finn... Come dire che intorno alla metà del 1800 i ragazzi americani vivevano una continua avventura, giornate e nottate intere lontani dalle famiglie, in una dimensione di assoluta libertà. Esattamente come i ragazzi della via Pal del libro omonimo di Ferenc Molnàr, nei primissimi anni del Novecento... Fughe, fughe, fughe: evasione dal mondo dei grandi, conquista di autonomia. Nello stesso modo vivevano i ragazzi del nostro primo Novecento, o ai tempi della guerra d’Abissinia, di quella di Spagna, nei primi anni Quaranta, prima che il mondo cambiasse completamente... Mai nessuna famiglia che si preoccupasse all’idea che qualche pedofilo s’intrufolasse nel gruppo dei giovani. Eppure c’era, eppure tutti i ragazzi sapevano (non è vero che i ragazzi sono all’oscuro di tutto, giuro che non c’è bisogno di appositi corsi scolastici). Perché non è più possibile, ora, difendere la puerizia e l’adolescenza offese? Perché ci dobbiamo consolare offrendo alle vittime violentate, alle santità offese, le pagine delle loro caste avventure, come se fossero mazzolini di fiori?» (Luigi Testaferrata).