Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  giugno 18 Lunedì calendario

Keith Andrews, criminologo, e Tom Slemen, scrittore di romanzi noir, pubblicheranno tra pochi mesi un libro su Jack lo Squartatore

Keith Andrews, criminologo, e Tom Slemen, scrittore di romanzi noir, pubblicheranno tra pochi mesi un libro su Jack lo Squartatore. Tesi: il famoso serial killer londinese di fine Ottocento sarebbe il colonnello e archeologo Claude Regnier Conder. L’idea si basa su una serie di indizi: l’assassino sezionava le vittime con la precisione di un professionista, senza lasciar tracce, fatta eccezione per alcune lettere dell’alfabeto moabita incise sul volto di una vittima. I Moabiti abitavano la riva sinistra del Giordano quando gli ebrei giunsero in Palestina, e in Palestina Conder fece il soldato ed eseguì alcuni dei suoi scavi. Il colonnello, sposato con la figlia di un generale, due figli, si invaghì della giovane prostituta Mary Kelly, una delle vittime dello Squartatore, ritrovata con il cuore strappato. Secondo gli autori, Conder era ricattato dalla seconda vittima, Annie Chapman, alla quale era costretto a regalare alcuni reperti archeologici. Anche le altre prostitute uccise erano coinvolte nel riciclaggio dei reperti. Altri indizi: la terza vittima del killer (Elizabeth Stride) aveva in tasca una scatola di caramelle, quelle che Conder prediligeva, e sulla giacca una rosa del genere coltivato dall’archeologo; Jack squartava le sue vittime come facevano gli zulu con i militari inglesi in Africa, dove Conder era stato, distinguendosi per ferocia. Infine, all’epoca dei delitti di Jack (autunno 1888), capo della polizia londinese era sir Charles Warren, generale di Conder, che lo avrebbe protetto dopo averne riconosciuta la grafia in una scritta lasciata dall’assassino sulla porta di casa della quarta vittima.