Liliana Madeo su La Stampa del 15/06/01 a pagina 25; anche Lidia Storoni su Il VenerdÏ di Repubblica del 15/06/01 a pagina 210., 15 giugno 2001
Le spese per gli spettacoli di gladiatori nel Colosseo, costosissimi, generalmente erano sostenute dai candidati alle magistrature e da personalità delle classi alte; la durata delle rappresentazioni, che si protraevano per più giorni (addirittura cento in occasione dell’inaugurazione del Colosseo), faceva levitare vertiginosamente i costi
Le spese per gli spettacoli di gladiatori nel Colosseo, costosissimi, generalmente erano sostenute dai candidati alle magistrature e da personalità delle classi alte; la durata delle rappresentazioni, che si protraevano per più giorni (addirittura cento in occasione dell’inaugurazione del Colosseo), faceva levitare vertiginosamente i costi. Nei giorni precedenti lo spettacolo, la città si riempiva di locandine, che pubblicizzavano gli eroi più noti e gli sponsor dell’iniziativa. La sera della vigilia, ai gladiatori veniva offerta una cena aperta al pubblico, che poteva vedere da vicino i lottatori e programmare le scommesse. Lo spettacolo incominciava con la "venatio": in mezzo a specchi d’acqua, rocce e alberi, si scontravano elefanti, leoni, tigri, orsi, iene e struzzi, a volte animali e uomini. Spesso partecipavano alle cacce donne di basso rango. Seguiva la "damnatio ad bestias", l’esecuzione capitale: un certo Laureolus, appeso a una croce, fu offerto in pasto a un orso. Durante gli intervalli c’erano spettacoli più leggeri (rappresentazioni mitologiche, corse di cavalli, battaglie navali). Il pomeriggio era la volta dei gladiatori, spesso prigionieri di guerra costretti a uccidersi a vicenda. Nel 393 d. C., un intero contingente di prigionieri sassoni, comprati da Simmaco per essere utilizzati come gladiatori, preferì suicidarsi piuttosto che prendere parte a uno spettacolo.