Costantino Muscau sul Corriere della Sera del 20/06/01 a pagina 20., 20 giugno 2001
Gli attacchi dei pirati, secondo l’ultimo rapporto dell’International Maritime Bureau, nel 2000 sono stati 469, il 57 per cento in più rispetto al 1999 e quadruplicati rispetto al 1990
Gli attacchi dei pirati, secondo l’ultimo rapporto dell’International Maritime Bureau, nel 2000 sono stati 469, il 57 per cento in più rispetto al 1999 e quadruplicati rispetto al 1990. Sono stati assassinati 72 marinai, 99 feriti, 202 presi in ostaggio (l’anno prima i morti erano stati 3 e i feriti 24). Le zone più a rischio sono tutti i porti dell’Indonesia, il mare della Thailandia, Sri lanka e India, le coste della Nigeria, Brasile e Repubblica Dominicana. Le aggressioni 8 volte su 10 colpiscono petroliere, carghi o portacontainer. Le tecniche d’attacco sono l’assalto armato, lo speronamento, l’arpionameto e i cavi d’acciaio. L’uniforme dei nuovi pirati è spesso una tuta mimetica nera o una muta da sub. Le armi più usate sono fucili d’assalto, M-16, Kalashnikov, magnum 44 e granate, mentre le attrezzature sono gommoni, motoscafi, navi merci e tecnologie satellitari (telefonini e il sistema di posizionamento globale Gps). Per contrastare gli attacchi si fa ricorso allo Ship Loc, un minitrasmittitore che consente di di localizzare le navi e lanciare l’allarme, e ai satelliti Inmarsat, che da 36 mila chilometri di altezza nello spazio controllano le zone calde.