Reinhard K¸nkel su Il VenerdÏ di Repubblica del 15/06/01 a pagina 181., 15 giugno 2001
All’inizio degli anni Settanta, nelle savane dell’Africa sub sahariana c’erano quasi due milioni di elefanti; oggi il numero dei pachidermi si è ridotto a un quarto
All’inizio degli anni Settanta, nelle savane dell’Africa sub sahariana c’erano quasi due milioni di elefanti; oggi il numero dei pachidermi si è ridotto a un quarto. La causa va ricercata nel bracconaggio per l’avorio, che a partire da quegli stessi anni provocò un massacro senza precedenti: si parla di settantamila elefanti uccisi ogni anno. Nel 1989, la convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione (Cites) impose il totale divieto di commercializzazione dell’avorio. In seguito alla norma, nelle savane del Kenya si è passati dai 16 mila esemplari del 1989 ai 26 mila attuali, mentre nello Zimbabwe il numero dei pachidermi è aumentato di un terzo e in Botswana di un quinto. Il numero degli elefanti ha continuato a salire vertiginosamente, tanto che in alcune aree protette i pachidermi hanno causato ingenti danni alle coltivazioni e ai villaggi. Nel 1997, per arginare la crescita, la Cites autorizzò Botswana, Namibia e Zimbabwe a vendere al Giappone circa 60 tonnellate di avorio che giacevano nei magazzini. La decisione suscitò la reazione degli ambientalisti, preoccupati che l’esistenza del mercato dell’avorio potesse far rinascere il bracconaggio, ormai quasi del tutto debellato. Nell’arco di due anni, il numero degli elefanti vittima dei bracconieri si è decuplicato, arrivando in Kenya a trecento esemplari.