Alberto Stabile su Il VenerdÏ di Repubblica del 22/06/01 a pagina 161., 22 giugno 2001
«Quello del Bolshoi è un corpo cavernoso in disfacimento... Sul frontone, rifatto a metà dell’800, un Apollo irriguardoso lancia i suoi cavalli di bronzo contro le cupole dorate del Cremlino
«Quello del Bolshoi è un corpo cavernoso in disfacimento... Sul frontone, rifatto a metà dell’800, un Apollo irriguardoso lancia i suoi cavalli di bronzo contro le cupole dorate del Cremlino. Ma dietro agli intonaci ricoperti di damasco rosso profonde crepe minacciano la stabilità dell’edificio... il Bolshoi agonizza. Le sue strutture cedono. Dopo essere stato distrutto da un incendio, nel 1854, e ricostruito due anni dopo, un vero remont complessivo non c’è mai stato. Il Bolshoi è semplicemente cresciuto per aggiunte, per sovrapposizioni. Oggi, la celebre volta che racchiude una delle casse acustiche più brillanti del mondo è minacciata da mille lesioni. La macchina scenica va in pezzi. I servizi non funzionano. L’umidità, portata dal fiume Neglinka, che scorre sottoterra, trasuda nelle fondamenta. Un senso di decadimento generale trapela da certi dettagli. Una sorta di penombra grava nei corridoi illuminati da deboli lampade. Sui fiori di plastica che adornano i saloni (come le anticamere dei ministeri moscoviti) s’è posato uno strato di polvere inamovibile. I camerini degli artisti sono angusti e, spesso, senza servizi. I ballerini, dopo le esibizioni, devono correre reggendo in mano sacchetti di plastica colmi d’acqua per raggiungere l’unico bagno comune funzionante. Nei sotterranei dove si radunano gli orchestrali domina un gelo perenne» (Alberto Stabile).