Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  giugno 24 Domenica calendario

!NN4Nel 1945, in Svizzera (dove si era rifugiato per sfuggire ai nazifascisti) Indro Montanelli pubblicò il romanzo "Qui non riposano", sui tre italiani trovati misteriosamente assassinati in Val d’Ossola il 17 settembre 1944

!NN4

Nel 1945, in Svizzera (dove si era rifugiato per sfuggire ai nazifascisti) Indro Montanelli pubblicò il romanzo "Qui non riposano", sui tre italiani trovati misteriosamente assassinati in Val d’Ossola il 17 settembre 1944. Nell’ottobre del ’45, Eugenio Montale recensì sfavorevolmente il volume sul quindicinale "Il Mondo" («a forza di voler "tout comprendre et tout pardonner" finiva col guastare una materia troppo scottante, non ancora matura per essere trattata coi reagenti dell’ironia»). Quando, il 28 gennaio 1948, Montale fu assunto come redattore al "Corriere", gli fu assegnata una stanza al primo piano, da dividere con Montanelli: «Scontroso com’era, Montale si sentì imbarazzato e a disagio. E se Montanelli, spesso assente per i suoi viaggi da inviato, avesse chiesto spiegazioni per quel giudizio negativo? Se avesse manifestato il sussiego, se si fosse lasciato andare alle ripicche, com’è costume dei letterati che si ritengono offesi? Il poeta paventava il primo contatto con Indro. Tutto filò liscio, invece. Lo raccontò lo stesso Montale sul "Corriere" del 26 gennaio 1952, recensendo "Tali e quali", una raccolta di "Incontri" di Montanelli: «Quando Indro venne a sedersi e cominciò sotto i miei occhi a scrivere a macchina con un dito, compresi subito in che razza d’errore fossi caduto... Se c’è uno scrittore che non conosca rancori e non viva sentendosi su un piedistallo, questi è proprio Montanelli, il ritrattista che, apparentemente, fa più uso dell’acido prussico».