Paolo Petazzi su L’Unit del 02/07/01 a pagina 21., 2 luglio 2001
«Franco Zeffirelli per "Il Trovatore" aveva minacciato uno spettacolo colossal, e purtroppo lo ha realizzato moltiplicando il numero delle comparse ai limiti dell’insensatezza e inducendo i protagonisti a gesticolare come grotteschi ossessi, come guitti lasciati a sé stessi
«Franco Zeffirelli per "Il Trovatore" aveva minacciato uno spettacolo colossal, e purtroppo lo ha realizzato moltiplicando il numero delle comparse ai limiti dell’insensatezza e inducendo i protagonisti a gesticolare come grotteschi ossessi, come guitti lasciati a sé stessi. Gli spazi enormi dell’Arena di Verona sono di per sé musicalmente disastrosi... le gradinate della curva dell’anfiteatro veronese formano un palcoscenico di decine di metri, che induce abitualmente ogni regista a dare il peggio di sé, e che pone comunque problemi quasi impossibili da risolvere... Nel libretto si legge "atrio interno di un luogo di ritiro": ma a Leonora Zeffirelli non permette di consacrarsi a Dio assistita da poche compagne, come vorrebbe Verdi, e così schiera un battaglione di monache munite di ceri, che potrebbero agevolmente mettere in fuga il feroce Conte di Luna deciso a rapire la monacanda. Zeffirelli ha pensato anche a questo: il Conte infatti si porta dietro una folta schiera di armati, invece che pochi seguaci come vorrebbe il testo» (Paolo Petazzi).