4 luglio 2001
Russo Giuseppe, di anni 6, e Russo Michele, di anni 4. Vivacissimi, ”due diavoletti che scorazzavano sempre in bicicletta” per le vie di Cretone, un grappolo di case a trentacinque chilometri da Palombara Sabina, mille anime compresi gatti e cani
Russo Giuseppe, di anni 6, e Russo Michele, di anni 4. Vivacissimi, ”due diavoletti che scorazzavano sempre in bicicletta” per le vie di Cretone, un grappolo di case a trentacinque chilometri da Palombara Sabina, mille anime compresi gatti e cani. Figli di Raffaele Russo, di anni 46, originario di Somma Vesuviana, barista alle terme, gran lavoratore, benvoluto da tutti, e di Kuleva Jadranka, originaria della Macedonia, capelli biondastri, alta, slanciata, viso cattivo, sguardo cupo, sempre depressa, in cura da mesi in un centro di igiene mentale e ciononostante da tutti descritta come una madre ”attenta e premurosa”. All’ora di pranzo di venerdì 29 giugno la famigliola fu vista rincasare al secondo piano di una villetta dipinta di rosa proprio al centro del paese, i genitori con le buste della spesa in mano, i fratellini che giocavano a rincorrersi. Il marito andò poi a lavorare, in casa restarono la moglie e il figlio più grande, il piccolo era in piazza, in sella alla sua bici. Qualche ora dopo la Jadranka scese le scale in vestaglia e ciabatte, afferrò il bimbo per un braccio, camminando perse una pantofola, ma non se ne diede cura. Quando il Russo Raffaele tornò in casa nessuno gli venne ad aprire, allora sfondò la porta a calci e spallate, entrò nella camera dei due fratellini, vide il figlio piccolo sul pavimento, la moglie china su di lui ad infilargli nel torace, più e più volte, la lama di un lungo coltello da cucina. L’altro bimbo era sul suo lettino, le gambe penzoloni, il busto sulle lenzuola rosse di sangue. Il Russo si avventò sulla Jadranka, la prese a calci e pugni, corse in finestra urlando che qualcuno lo aiutasse, ”mia moglie è impazzita”. Lei si rannicchiò in un angolo, i polsi tagliuzzati forse nel tentativo di ammazzarsi, lo sguardo fisso al soffitto: «Dovevo farlo». In un palazzo in viale Roma, a Palombara Sabina, tra le 16 e 30 e le 18 di venerdì 29 giugno.