Mariarosa Mancuso sul Corriere della Sera del 03/07/01 a pagina 33., 3 luglio 2001
Come scrive Domenico Starnone: «Circondato da libri e quaderni di appunti, appoggiati sul tavolo ma soprattutto sul pavimento
Come scrive Domenico Starnone: «Circondato da libri e quaderni di appunti, appoggiati sul tavolo ma soprattutto sul pavimento. Quando ne apro uno non lo chiudo mai prima che il romanzo sia finito: è il mio rito purificatore. Prendo molti appunti (aneddoti, gesti, frasi sentite per strada) con una stilografica verde su quadernetti che porto sempre con me. Nella scrittura c’è una prima fase, snervante e faticosa, in cui bisogna mettersi al computer per costruire il racconto e i personaggi, la seconda, molto più piacevole, riorganizza le pagine. Lavoro preferibilmente la mattina. Resisto fino a mezzogiorno nella prima fase. Nella seconda, sto al tavolo anche dodici ore di seguito. Stampo solo alla fine: un momento terribile, perché fa perdere il senso di onnipotenza. Poi prendo la penna e inizio a correggere. Come colonna sonora, la musica jazz: mio cognato fa il musicista e mi seleziona le novità. Luogo di lavoro: un tavolino accanto a una finestra. Vedo un albero e sullo sfondo una parete gialla. Quando il romanzo è finito, vado da un chiropratico, che mi cura i dolori alla cervicale».