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 2001  giugno 22 Venerdì calendario

Dalla bolla papale ”De salute gregis”, emanata nel 1567 da papa Pio V: «Considerando che quegli spettacoli dove tori e fiere in circo o in piazza si agitano sono alieni da pietà cristiana, e volendo che da tali spettacoli degni di demoni e non di uomini siano per sempre aboliti, li proibiamo e interdiciamo sotto pena di scomunica e anatema»

Dalla bolla papale ”De salute gregis”, emanata nel 1567 da papa Pio V: «Considerando che quegli spettacoli dove tori e fiere in circo o in piazza si agitano sono alieni da pietà cristiana, e volendo che da tali spettacoli degni di demoni e non di uomini siano per sempre aboliti, li proibiamo e interdiciamo sotto pena di scomunica e anatema». Con la bolla pontificia si negava la sepoltura ecclesiastica a chi fosse morto incornato dal toro e riguardava anche gli spettatori, rei di assistere a questi spettacoli «turpi e cruenti». Anche se il nunzio apostolico in Spagna, vescovo Pietro Camaiani, s’impegnò a fondo contro le corride nel biennio 1566-’67, il numero delle plaza de toros continuò ad aumentare e restarono popolarissimi i banderilleros, i picadores e i matadores. Ancora nel 1893, un vescovo spagnolo chiedeva alla Penitenzieria Apostolica se, per dare l’estrema unzione ai toreri moribondi, un prete potesse assistere alle corride portando con sé l’olio santo, ma il divieto non ammetteva alcuna eccezione. In Italia, invece, il cardinale Carlo Borromeo riuscì a far abolire nel 1575 la Festa del toro che si teneva a Cremona a metà agosto: il toro, condotto in piazza dai ”beccari”, veniva fatto correre a colpi di bastone; la festa culminava con l’ingresso del toro nel duomo. Nel 1920, il cardinale Pietro Gasparri, segretario dello Stato Vaticano e futuro firmatario dei Patti Lateranensi, denunciò di nuovo la «barbarie umana» delle corride con i loro «spettacoli sanguinosi e disonorevoli».