Henri Margaron, "Le stagioni degli dei. Storia medica e sociale delle droghe", Raffaello Cortina Editore, 9 luglio 2001
Affamati e contagiati dalle malattie importate dagli invasori, gli Incas abusarono della coca, arricchendo gli stessi Conquistadores, che avevano assunto il controllo delle piantagioni (stimata nel 1520 intorno ai 100 milioni, la popolazione del Sud America scese a 10-11 milioni nel 1600)
Affamati e contagiati dalle malattie importate dagli invasori, gli Incas abusarono della coca, arricchendo gli stessi Conquistadores, che avevano assunto il controllo delle piantagioni (stimata nel 1520 intorno ai 100 milioni, la popolazione del Sud America scese a 10-11 milioni nel 1600). Perfino il clero si allarmò e convinse la Sovrana Isabella a imporre una tassa sul commercio di coca: i ricavati andavano alla Chiesa. Diventata la fonte maggiore di reddito dei vescovi di Cuzco e Lima, alcuni missionari andarono predicando che la Vergine, durante la fuga in Egitto, mentre si riposava vicino a un albero, ebbe l’ispirazione divina di masticare alcune foglie di coca per rifocillarsi. Introdotte nella corte spagnola nel 1580, i dignitari trovarono le foglie troppo amare e così sgradevoli da convenire solo a dei selvaggi.