Alberto Farassino su la Repubblica del 05/07/01 a pagina 42., 5 luglio 2001
Nel 1946, Charlie Chaplin sottopose il film "Monsieur Verdoux" (che s’intitolava ancora "A comedy of murders") al giudizio del Breen Office (l’organo di censura dell’Associazione dei produttori americani)
Nel 1946, Charlie Chaplin sottopose il film "Monsieur Verdoux" (che s’intitolava ancora "A comedy of murders") al giudizio del Breen Office (l’organo di censura dell’Associazione dei produttori americani). La risposta del censore: «Esponiamo le ragioni per cui un film tratto dalla sceneggiatura "A comedy of murders" sarebbe inaccettabile. 1) Il fatto che il protagonista viva contemporaneamente con più di una moglie. Questo è definitivamente immorale. 2) I discorsi del protagonista nelle pagine di chiusura hanno l’effetto di rendere meno chiara la differenza tra il bene e il male. Questi discorsi sostengono l’inconsistenza di onorare come grandi eroi coloro che uccidono in guerra e allo stesso tempo condannare a morte altri che uccidono. 3) La caratterizzazione della ragazza come una prostituta. 4) Alcune delle linee finali della sceneggiatura potrebbero essere considerate blasfeme. Penso che sia stabilito e accettato dall’umanità nel corso dei secoli il fatto che uccidere in determinate circostanze - per dovere di guerra - non è una violazione della morale e della legge umana. E, nel contempo, assassinare, uccidere al di fuori della legge sono universalmente riconosciuti come atti sia contro la morale che contro la legge umana». Chaplin rispose: «La questione del "giusto e sbagliato" è solo apparente. E’ una storia di frustrazione che, attraverso lo humour, mette in ridicolo, rende non attraente e ridicola una carriera criminale e allo stesso tempo manifesta chiaramente che, alla fine, il crimine non paga. Sono certo che gli spettatori non vedranno alcuna "contestazione del sistema" ma vedranno, in parte, una critica al sistema, e sicuramente nessun sistema è al di sopra delle critiche». Nella versione finale, Chaplin accettò di eliminare allusioni sessuali, alcuni riferimenti ritenuti irriguardosi verso la religione e altri dettagli secondari, ma lasciò l’arringa finale, dove si pronunciava contro i crimini di guerra.