Christopher Isherwood, La violetta del Prater, Einaudi, 17 luglio 2001
Shakespeare. «Gli stabilimenti cinematografici di oggi non sono in realtà che la reggia del sedicesimo secolo
Shakespeare. «Gli stabilimenti cinematografici di oggi non sono in realtà che la reggia del sedicesimo secolo. Vi si vede ciò che vedeva Shakespeare: il potere assoluto del tiranno, i cortigiani, gli adulatori, i buffoni, gli intriganti insidiosi, ambiziosi. Ci sono donne fantasticamente belle e favorite più o meno inette. Ci sono grandi uomini che cadono improvvisamente in disgrazia. C’è la più folle dissipazione, e la più gretta economia su questioni di pochi soldi. C’è un enorme splendore, puramente fittizio; e anche l’orrendo squallore nascosto dietro gli scenari. Ci sono ampi progetti, abbandonati a causa di qualche capriccio. Ci sono segreti che tutti conoscono e di cui nessuno parla. Ci sono persino due o tre onesti consiglieri. Questi sono i buffoni di corte, che esprimono la loro profonda saggezza in celie e giochi di parole, per non rischiare di essere presi sul serio. Fanno smorfie e, in segreto, si strappano i capelli e piangono».