Su La Stampa del 18/07/01 a pagina 28., 18 luglio 2001
«Mi permetto di sottoporre alcune righe tratte dall’Utopia di Thomas More: "Se, oltre che incurabile, la malattia procura al paziente sofferenze atroci e continue, ecco allora che sacerdoti e pubblici ufficiali gli fanno visita e gli si rivolgono più o meno con queste parole: ’Caro amico, guardiamo in faccia la realtà
«Mi permetto di sottoporre alcune righe tratte dall’Utopia di Thomas More: "Se, oltre che incurabile, la malattia procura al paziente sofferenze atroci e continue, ecco allora che sacerdoti e pubblici ufficiali gli fanno visita e gli si rivolgono più o meno con queste parole: ’Caro amico, guardiamo in faccia la realtà. Non potrai più vivere una vita normale e così conciato sei molesto agli altri e gravoso a te stesso. Di fatto è come se stessi sopravvivendo alla tua stessa morte. Perché mai andare avanti così? La tua vita non è che un tormento. E allora perché esitare a morire? Sei imprigionato in una gabbia di dolori e di supplizi. Perché non fuggire via verso un mondo migliore? Dì una sola parola e noi organizzeremo il tutto. Ascoltare la voce di un sacerdote che ti parla a nome di Dio, sarebbe un atto di pietà, oltre che di saggezza’. Se il malato si lascia convincere, mette fine alla propria vita o digiunando o facendosi addormentare, ma nessuno viene costretto a fare questa scelta, anzi, se il degente decide di rimanere in vita, tutti continuano a curarlo con lo stesso affetto e la stessa sollecitudine di prima. Morire in questa maniera è considerato atto degno di onore In tutta libertà, tuttavia, riconosco che mi piacerebbe vedere applicate in Europa molte delle istituzioni della Repubblica di Utopia. Ma ho poca speranza che il mio desiderio si avveri". Potrei chiedere a un qualunque filosofo cattolico, magari anche ministro, come si spiega che l’autore di questo brano sia stato proclamato prima Santo e poi recentemente nominato protettore dei politici cattolici?» (lettera di Solero Giacomo).