Adriano Sofri, la Repubblica 19/7/2001, 19 luglio 2001
«Agli adulti direi: guardatevi dal rassicurarvi con le indagini secondo cui ai ragazzi importa solo il successo, coi sondaggi per cui mettono al primo posto il denaro, al secondo la carriera, al terzo la prestanza fisica, al quarto il Papa, al quinto i carabinieri, la famiglia e la magistratura
«Agli adulti direi: guardatevi dal rassicurarvi con le indagini secondo cui ai ragazzi importa solo il successo, coi sondaggi per cui mettono al primo posto il denaro, al secondo la carriera, al terzo la prestanza fisica, al quarto il Papa, al quinto i carabinieri, la famiglia e la magistratura. Balle: basta una mattina a mandare tutto all’aria. Nemmeno i ragazzi lo sanno. Hanno appena risposto, sinceramente, al sondaggio – denaro, telefonini, grande fratello ecc. – e vengono afferrati da un’onda che li mette giù su una barricata di strada, e d’un tratto si trovano a compiere gesti inimmaginati fino a un momento fa. Hanno di fronte una polizia che carica, hanno accanto altri ragazzi, qualcuno lo hanno visto allo stadio, o in discoteca, hanno davanti un sampietrino: basta raccoglierlo e tirarlo. Il ragazzo lo tira - non l’ha mai fatto, è la sua prima pietra, in fondo è un suo diritto evangelico... - e dall’altra parte uno spaventato senza faccia spara e gli trapassa fegato e rene. Il ragazzo torna indietro colpito, ballonzolando, forse scherza, non sa ancora fino a che punto è andato il gioco. Uno di Göteborg non è morto, né è stato comunicato fin qui il suo nome. Se fosse successo, il suo nome sarebbe diventato sacro a stuoli di ragazzi di mezzo mondo, e li avrebbe presi in ostaggio con un vincolo più forte di qualunque ideologia. Il primo morto non si dimentica» (Adriano Sofri)