Sette n. 29/2001, 23 luglio 2001
«Fatte queste premesse il giornalista, pur di ”godere” nel gettare fango sopra la mia persona, arriva ad affermare: ”Chiunque altro di fronte alla fuga di quello sventurato colpevole, avrebbe voltato la testa dall’altra parte
«Fatte queste premesse il giornalista, pur di ”godere” nel gettare fango sopra la mia persona, arriva ad affermare: ”Chiunque altro di fronte alla fuga di quello sventurato colpevole, avrebbe voltato la testa dall’altra parte... anche il vero poliziotto avrebbe fatto finta di niente... e se poi fosse stato costretto a prendere il ladruncolo certamente avrebbe provato compassione per il ragazzo e vergogna per se stesso... quel ragazzo che aveva rubato gli occhiali e scappava dalla Rinascente era uno spiantato tapino che avrebbe meritato quel giorno di incontrare un vero poliziotto piuttosto che la sua caricatura...” Davvero, signor direttore, di fronte a una persona che fugge dopo aver rubato bisogna ”voltare la testa dall’altra parte”? Davvero sono questi i ”valori” da trasmettere ai lettori? Davvero queste sono le esortazioni da dare alle forze dell’ordine? Mi creda, sono così umiliato che mi sento male fisicamente. Altre volte, di fronte a diffamazioni e denigrazioni di questo tipo, ho reagito querelando. Questa volta non lo farò perché la ricostruzione dei fatti e la gratuita malevolenza di Francesco Merlo sono una violenza che mi fa ”male dentro”, mi procura una sofferenza interiore indicibile che mi porta alla voglia di arrendermi. Vorrei sparire, vorrei scomparire» (Di Pietro)