Massimo Salani, A tavola con le religioni, Edizioni Dehoniane Bologna, 24 luglio 2001
Secondo le leggi alimentari ebraiche, gli animali possono essere leciti (tahor) oppure proibiti (tame)
Secondo le leggi alimentari ebraiche, gli animali possono essere leciti (tahor) oppure proibiti (tame). Tra gli animali che si possono mangiare: bue, pecora, capra, cervo, bufalo, camoscio. Tra quelli che non si possono mangiare: maiale, cinghiale, cammello, gatto, topo, ape. Gli ebrei non possono mangiare nemmeno gli uccelli notturni e rapaci (civetta, gufo, gabbiano, eccetera), gli animali che strisciano (coccodrilli, serpenti, lucertole, testuggini). Tra i pesci sono leciti solo quelli che possiedono sia le pinne che le squame (vietati, ad esempio, pescecane, aragoste, polipi). Numerose le ipotesi degli studiosi per spiegare tutti questi divieti. Alcuni ritengono che le prescrizioni siano igieniche, altri le giudicano simboliche (ad esempio non mangiare rapaci significa rifiutare la violenza, mentre i pesci con le squame e le pinne sarebbero associati alla resistenza, all’autocontrollo). Altri ancora sostengono che queste regole, abituando l’uomo ad aborrire ciò che è basso e immondo, ne raddolciscono i costumi, lo aiutano ad elevarsi alla santità.