Filippo Ceccarelli, "Lo stomaco della Repubblica", Longanesi, 2000, 25 luglio 2001
Una volta Umberto di Savoia, in oriente, per non dispiacere chi gli aveva preannunciato con orgoglio un cibo «degno della mensa degli dei», fu costretto a mangiare delle «cavallette fritte in un olio denso e maleodorante»
Una volta Umberto di Savoia, in oriente, per non dispiacere chi gli aveva preannunciato con orgoglio un cibo «degno della mensa degli dei», fu costretto a mangiare delle «cavallette fritte in un olio denso e maleodorante». Qualcuno del suo seguito fece sparire il cibo degli dei sotto il tovagliolo. Lui no. «Io mi feci coraggio e inghiottii, una dopo l’altra, le abominevoli cavallette. Fu un supplizio atroce, ma all’anfitrione che mi guardava con aria trionfante riuscii persino, tra un boccone e l’altro, a rivolgere qualche pallido sorriso di compiacimento».