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 2001  luglio 27 Venerdì calendario

«Nell’immaginario collettivo io ero un satrapo, tra i più furbi e intelligenti. Nacque a Napoli, ma non solo a Napoli, la leggenda secondo cui la mia ricchezza fosse di 500 miliardi, anzi no, 1000, o forse 1500 e anche 2000 miliardi

«Nell’immaginario collettivo io ero un satrapo, tra i più furbi e intelligenti. Nacque a Napoli, ma non solo a Napoli, la leggenda secondo cui la mia ricchezza fosse di 500 miliardi, anzi no, 1000, o forse 1500 e anche 2000 miliardi. A ogni avviso di garanzia il mio presunto tesoro aumentava. Ero diventato proprietario del palazzo d’Avalos in via dei Mille; ero socio della Italgrani di Franco Ambrosio; ed ero anche proprietario occulto della Icla, il cui nome altro non sarebbe stato che la somma delle iniziali delle mie figlie (Ilaria e Claudia). E se la Icla, in realtà, aveva questa denominazione dal 1942, quando io avevo appena tre anni, che importava? Un giorno, eravamo nell’estate del 1994, presi un taxi a Santa Lucia per andare a casa e l’autista mi riconobbe. Avuta conferma della mia identità, mi disse di botto: ”Onore’, che piacere conoscervi. Io ho lavorato negli ultimi due anni a Milano, lì ho saputo che vi siete comprato l’autostrada Torino-Milano e ciò mi ha fatto veramente godere. Finalmente un napoletano che ha dato una lezione a quei polentoni razzisti dei milanesi”. Confesso il mio peccato: non ho avuto il coraggio di deluderlo».