Silvio Raffo, Gli specchi della luna, Edizioni Tettamanti, 27 luglio 2001
La milanese Antonia Pozzi, definita da Montale ”un’anima troppo fragile” visse un’intensa passione per il suo professore di liceo Anton Maria Cervi
La milanese Antonia Pozzi, definita da Montale ”un’anima troppo fragile” visse un’intensa passione per il suo professore di liceo Anton Maria Cervi. La relazione venne troncata dal padre di lei, un ricco e rigido borghese, che fece trasferire l’uomo a Roma. Antonia si rassegnò. La sua bellissima casa di via Mascheroni diventò salotto frequentato da intellettuali come Anceschi e Mondadori. Nel dicembre del ’38 lasciò la casa in bicicletta per andare a insegnare a scuola, proseguì fino all’abbazia di Chiaravalle, entrò nel bosco e mandò giù del veleno. Il suo corpo venne ritrovato il giorno dopo, quasi ghiacciato. Suoi temi l’amore e il paesaggio padano: «Certe sere vorrei salire / sui campanili della pianura / veder le grandi nuvole rosa / lente sull’orizzonte / come montagne intessute / di raggi».