Silvio Raffo, Gli specchi della luna, Edizioni Tettamanti, 27 luglio 2001
« la notorietà ingiustamente raggiunta da questa poetessa in patria e all’estero a farci prendere la decisione di radiarla; il suo fondo rimane decadente, poco o nulla fruttifero per la grande impresa solidale di ristrutturazione del paese»
« la notorietà ingiustamente raggiunta da questa poetessa in patria e all’estero a farci prendere la decisione di radiarla; il suo fondo rimane decadente, poco o nulla fruttifero per la grande impresa solidale di ristrutturazione del paese». Con questa motivazione il famigerato censore Zdanov (lo stesso che spinse Pasternak a rifiutare il Premio Nobel) espulse nel ’45 Anna Achmatova dal Sindacato degli Scrittori Sovietici. Nel tiepido disgelo che seguì alla morte di Stalin, la Achmatova riuscì a pubblicare di nuovo le sue opere. Tra i più grandi poeti che la Russia abbia mai avuto, morì nel ’66 a sessantasette anni. Aveva gli occhi grigi e vestiva sempre di nero.