Marcello Sorgi, La testa ci fa dire. Dialogo con Andrea Camilleri, Sellerio, 27 luglio 2001
«...in un vecchio caffè, il ”Bar Albanese”, dov’ero entrato verso sera per bere un whisky. Entro, vedo un signore che conoscevo di vista seduto al tavolo che mi fa segno e m’invita a sedere
«...in un vecchio caffè, il ”Bar Albanese”, dov’ero entrato verso sera per bere un whisky. Entro, vedo un signore che conoscevo di vista seduto al tavolo che mi fa segno e m’invita a sedere. Dico solo: un momento, prendo da bere. Poi è il finimondo. Sarà durato 30-45 secondi, ma mi è sembrato eterno [...] Quando tutto fu finito, i tre del tavolo, padre, figlio e guardia del corpo, erano a terra morti, crivellati da una serie di raffiche di mitra. Fuori, per terra, ce n’erano altri tre. I feriti erano sei, gridavano. E l’aspetto più incredibile, l’unica cosa su cui continuavo a riflettere, meccanicamente, era che la realtà della scena era molto meno convincente di quelle viste tante volte nei film americani. Guarda il sangue, com’è scuro, mi dicevo. E guarda la polvere della strada, come spegne i colori. Sì, da regista, io pensavo che quella strage si poteva mettere in scena meglio» (Andrea Camilleri).