Enzo Bettiza, Líombra rossa, Mondadori, 30 luglio 2001
«Nelle ultime sessanta ore prima del voto Indro affondò in una sorta di letargo entomologico. Letargo strano, ad occhi aperti e tuttavia come accecati
«Nelle ultime sessanta ore prima del voto Indro affondò in una sorta di letargo entomologico. Letargo strano, ad occhi aperti e tuttavia come accecati. Teneva infatti le pupille azzurre troppo spalancate, quasi irrigidite in un incanto d’autoipnosi, senza vedere né sentire chi gli parlava. Lui stesso non parlava quasi più; non rispondeva al telefono; mangiava ancora meno del solito; dormiva senza accorgersi se stava dormendo o vegliando. Rimaneva seduto a lungo a scrivere al suo tavolo, taciturno, teso, apparentemente lontanissimo dalla campagna elettorale che bussava alle urne e di cui sembrava non importargli nulla; che fosse ancora in vita, non ancora imbalsamato del tutto, lo si capiva appena dall’impercettibile tremolìo che a tratti s’impadroniva del suo cranio rotondo e di un suo stinco scarnificato, sottilissimo, simile a una zampa di un insetto gigante. Se ne stava lì, assente e solo con se stesso, in attesa del lampo che non gli veniva ancora in testa. Si scosse di colpo, come un medium folgorato dall’aldilà, nel primo pomeriggio del 19 giugno. Afferrò di scatto la Lettera 22, infilò il foglio, e col capo reclinato da una parte batté nell’aria il ritmo dell’articolo prima di batterlo sui tasti; quindi, più che scriverlo, lo estrasse già scritto dal rullo magico della macchina. Una trentina di minuti in tutto. Alfine, uscendo con sollievo da quel prolungato trance letargico, saltò in piedi in tutta la sua altezza, prese a soffregarsi con impeto le mani, a chiamare con voce stentorea redattori e segretarie, che gli chiamassero a Roma la madre novantenne, che gli dessero al telefono l’amico Afeltra. L’articolo scarno, un bollettino da campo che lettori ed elettori divoreranno il giorno successivo, si riduceva in sostanza al titolo ingegnoso e cinico: ”Votate Dc turandovi il naso”» (Enzo Bettiza)