Beppe Severgnini, "Manuale dellíimperfetto viaggiatore", Rizzoli., 30 luglio 2001
Il mondo del turismo sembra essersi accordato per una lingua che sarebbe comica, se non fosse obbligatoria
Il mondo del turismo sembra essersi accordato per una lingua che sarebbe comica, se non fosse obbligatoria. Invece lo è diventata, e ci costringe a parlare come personaggi minori in un film di Hollywood. Alla hostess o allo steward (notate: parole inglesi) che chiedono: «Mi faccia vedere la card così le servo un drink in top class», dovremmo rispondere «Ehi, ma parla come mangi». Il guaio è che loro mangiano in quel modo (snack e self-service), e sarebbe crudele ricordarglielo [...] Il guaio è che gli equipaggi usano la stessa terminologia anche quando si rivolgono ai passeggeri. Una volta avevo seduta accanto una signora di Pavia, che ha ascoltato l’annuncio e mi ha domandato: «Poi lo ripetono in italiano?». Le ho risposto: «Signora, quello era italiano».