Mario Pacelli, ´Interno Montecitorio-Storie sconosciuteª, Franco Angeli 2000, 31 luglio 2001
Come avvenne per molti uffici pubblici, nel 1943 anche la Camera fu trasferita a Venezia, nel vecchio casinò: commessi, dipendenti e deputati si trovarono a lavorare sui tavoli verdi di roulette e baccarat
Come avvenne per molti uffici pubblici, nel 1943 anche la Camera fu trasferita a Venezia, nel vecchio casinò: commessi, dipendenti e deputati si trovarono a lavorare sui tavoli verdi di roulette e baccarat. Ai dipendenti fu ordinato di trasferirsi a Venezia, salvo che non potessero indicare gravi ragioni in contrario: un funzionario della Camera con un mitra sul tavolo ascoltava quelle ragioni e decideva di conseguenza. Carlo Finzi, di origini ebree, chiese di restare a Roma: fu deportato con tutta la sua famiglia e non tornò più. A Palazzo Montecitorio, intanto, era cessata ogni attività. Una mattina, le truppe tedesche tentarono di occuparlo: l’ufficiale che comandava la truppa, però, cambiò idea quando vide le molte crepe sui muri del palazzo. Si giunse così al giugno del 1944: le truppe alleate entrarono a Roma e sul portone principale di Montecitorio fu affisso un cartello in inglese: «In questo edificio ha sede la Camera dei deputati del Parlamento italiano». Era quasi un auspicio.