Alberto Oliverio su Il Messaggero del 28/07/01 a pagina 3., 28 luglio 2001
Il microchip del futuro non solo sarà di dimensioni molto più ridotte rispetto a quelle attuali ma potrà anche utilizzare, invece del silicio, molecole organiche quali il Dna, l’acido nucleico attraverso il quale vengono codificate le informazioni genetiche
Il microchip del futuro non solo sarà di dimensioni molto più ridotte rispetto a quelle attuali ma potrà anche utilizzare, invece del silicio, molecole organiche quali il Dna, l’acido nucleico attraverso il quale vengono codificate le informazioni genetiche. Grazie a questo tipo di chip si potrebbe risolvere il problema della lentezza dei computer rispetto alle richieste sempre più elevate. Uno dei loro limiti è infatti l’eccessivo volume dei chip che li compongono e la loro staticità: i chip di tipo biologico potrebbero invece essere caratterizzati da un’estrema sottigliezza e, soprattutto, dalla capacità di autoassemblarsi e autoreplicarsi, proprio come avviene per il Dna. Un computer in grado di questo potrebbe adattarsi con grande flessibilità ad esigenze crescenti, sulla base di moduli codificati attraverso gli acidi nucleici, molto sottili e inseriti in sistemi informatici. Si potrebbe anche arrivare alla realizzazione di computer quantici, ossia di dimensioni minime: le loro capacità di elaborazione non dipenderebbero più dal cammino degli elettroni della corrente elettronica attraverso i i circuiti dei chip ma da alterazioni dei "quanti" di energia del sistema, possibili in piccolissime molecole biologiche.