Giuliano da Empoli, "La guerra del talento. Meritocrazia e mobilit nella nuova economia", Marsilio 2000, 1 agosto 2001
«Terrorizzati dal ritorno della flessibilità e della mobilità del mondo del lavoro, i sindacati e le corporazioni europee sono riusciti a scaricare su una ristretta fascia di nuovi entrati tutto il peso della flessibilità richiesta dal nuovo paradigma produttivo”
«Terrorizzati dal ritorno della flessibilità e della mobilità del mondo del lavoro, i sindacati e le corporazioni europee sono riusciti a scaricare su una ristretta fascia di nuovi entrati tutto il peso della flessibilità richiesta dal nuovo paradigma produttivo”. Si prenda il caso di Alitalia e Alitalia Team. ”Alitalia e Alitalia Team non sono la stessa cosa. Alitalia è una società che impiega assistenti di volo con stipendi lordi superiori alla media europea, i quali volano al massimo 85 ore al mese, possono riposarsi 13 ore tra un volo e l’altro e hanno 39 giorni di ferie l’anno. Il personale di Alitalia Team, invece, è retribuito il 40% di meno, vola 100 ore al mese, ha diritto a sole 8 ore di riposo tra un volo e l’altro e va in vacanza per 30 giorni l’anno. I due gruppi fanno esattamente lo stesso mestiere. L’unica differenza è che i dipendenti dell’Alitalia Team sono stati assunti dopo il ’96. Anno fatidico in cui, invece di accettare (come hanno fatto i piloti) la riduzione di stipendio imposta dalle condizioni drammatiche della società, gli assistenti di volo hanno deciso di scaricare tutto il peso del risanamento sui neoassunti. Così, i primi (oltre 3000) hanno conservato tutti i loro privilegi, mentre i secondi (poco meno di 1000) hanno garantito da soli tutto l’incremento di produttività necessario al rilancio dell’azienda. ’Nel 1998, gli amministratori dell’Alitalia, insieme ai sindacalisti più ragionevoli, hanno tentato di porre un termine a questa situazione assurda, attraverso un’intesa sulla progressiva unificazione dei due contratti, che garantiva ai dipendenti Alitalia il mantenimento dei precedenti livelli salariali, ma non la progressione prevista dal vecchio contratto. Sembrava un accordo ragionevole, ma ha fatto esplodere la furia degli assistenti di volo, che hanno proclamato una lunghissima serie di scioperi».