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 2001  agosto 03 Venerdì calendario

Perché gli spettatori seduti in questo settore non venissero disturbati dal sole, si provvedeva a stendere dei tendoni, e perché non dovessero subire le esalazioni mefitiche del sangue umano e animale che provenivano dall’arena, su di essi venivano dirette le sparsiones, sottili getti di acqua profumata, che salivano da appositi condotti, situati sotto l’arena

Perché gli spettatori seduti in questo settore non venissero disturbati dal sole, si provvedeva a stendere dei tendoni, e perché non dovessero subire le esalazioni mefitiche del sangue umano e animale che provenivano dall’arena, su di essi venivano dirette le sparsiones, sottili getti di acqua profumata, che salivano da appositi condotti, situati sotto l’arena. Infine, sui gradini più alti, via via verso la sommità, nel secondo e nel terzo settore, prendevano posto gli altri, quelli meno importanti nella scala sociale. Ma tutti, indistintamente, partecipavano ai giochi con grandissimo entusiasmo. Il tifo iniziava nel momento in cui i combattenti entravano nell’arena, alzavano il braccio con la mano destra aperta nel saluto all’imperatore e gridavano la frase diventata celebre ave, Caesar, morituri te salutant (salve, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano). Quindi il combattimento aveva inizio e il pubblico incitava i suoi beniamini con urla ”da curva Sud”, esortandoli ad uccidere i loro avversari. Ma fortunatamente questo non sempre accadeva: quando uno dei combattenti era stato sconfitto, infatti, era consuetudine che chiedesse pietà, alzando un dito verso l’imperatore. A questo punto il pubblico, se lo voleva morto, abbassava il police verso il basso (pollice verso); se invece era favorevole alla sua salvezza, gridava missum (libero), agitando i sudaria (fazzoletti). E di regola, o quantomeno molto spesso, se lo sconfitto aveva combattuto valorosamente, la scelta era in suo favore. Dopo di ché aveva inizio un altro combattimento. Tra uno scontro e l’altro il personale addetto gettava sabbia fresca sull’arena (il cui nome deriva appunto da harena, che vuol dire sabbia).